“Fischi di Merlo” di Matteo Bianchi

bianchi%20copertina.jpg*Matteo Bianchi, Fischi di merlo, Poesia, Venezia, Edizioni del Leone 2011, 64 pp.

 

Lo scrittore Roberto Pazzi presenterà la raccolta e l’autore presso la Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara, martedì 10 maggio, alle ore 17. Ne leggerà i versi Alessandro Tagliati.

 

In Matteo Bianchi ci sono tutte le premesse e le promesse del poeta esordiente. A ventiquattro anni, egli, conscio dei suoi mezzi espressivi, è già l’Autore di due sillogi poetiche, la seconda delle quali (la presente) desta la nostra meraviglia per la distanza che la separa, qualitativamente parlando, dalla precedente, uscita nel 2007.

Sì, Matteo segue, con palese determinazione, il suo istinto di scrittore in versi, come guidato dalla mano sagace di un mentore che sa, all’interno del Giardino delle Muse, in quale recesso privilegiato condurlo. Là il giovane aedo saprà trovare, in tempi non eccessivamente lunghi, quel timbro di voce che gli permetterà di distinguersi al di sopra del coro.

In neolaureato in Lettere Moderne ha ora davanti a sé un percorso che lo porterà a sviluppare e ad approfondire ciò che è già presente in lui; una chiara predisposizione al canto lirico, congiunto ad una precoce, smagata, acuta percezione del reale; il che ha come risultato finale un’amara accettazione del destino dell’Uomo. Un destino che, guarda caso, gli fa dire: «Ho buttato la sigaretta/ butterei anche il presente» (p. 20).

A questa angosciante presa di posizione, a questo atteggiamento mentale di totale rifiuto viene talora opposto (per fortuna!) un filo di speranza, laddove cioè il nostro poeta in erba dichiara, confortandoci: «I fili d’erba/ avvertono la debole brezza/ solo quando accarezza il suolo» (p. 40). Fuor di metafora, «Quest’atomo opaco del Male» di pasco liana memoria può anche incontrare – forse per caso – un raggio di luce che lo illumini; che gli faccia intravvedere il Bene, anche se Matteo, ahimè, annota: «abbiamo smarrito la costanza/ di volerci bene,/ di stringerci insieme al tempo bizzarro» (p. 20).

Il volume contiene una sessantina di liriche, alcune – talora – brevissime, tal’altra – invece – dell’estensione di un paio di pagine (42-43; 56-57). In un’occasione, quella che ha per titolo Dialogando la fine ci pare il caso di aggiungere un altro paio di illuminanti citazioni, espunte ovviamente dal testo in parola. Questa, la prima, contiene una pressante richiesta di dialogo «Scrivimi chi sei fino in fondo,/ la tua personalità con l’inchiostro/ e sarò onorato di poterla conservare,/ di poterti conservare» (p. 56).

La seconda esprime l’invito ad affidarsi all’Arte come mezzo «per compensare/ l’ingiustizia della vita:/ chiamala destino, se ti pare». Alla facile, quasi inevitabile obiezione da parte dell’interlocutore chiamato in causa « … è un’illusione come tante», il piccolo padre, russo o italiano come si preferisca chiamarlo, così strologa: «credere in un’illusione è pur sempre credere» (p. 57).

Sì, Matteo, in questa illusione , noi con te, crediamo fermamente! Una postilla al già detto qui si impone. La plaquette è impreziosita da numerosi disegni e da alcune foto. Quanto ai primi, essi intendono sottolineare il significato dei testi; alla scelta delle foto presiede – invece – un atteggiamento ludico che gioca sul contrasto/opposizione fra «Una già via dell’Inferno», «Una via Assiderato» e una gioiosa «Via Porta d’Amore» e una celestiale «Via Paradiso». La toponomastica ferrarese viene così in aiuto al Poeta nel suo intento di dimostrare lo svariare talora ambiguo e contradditorio del significato della Vita.

 

**Lauro Manni      

Ferrara, 14 aprile 2011

*Recensione ricevuta direttamente dall’Autore.

 

**Lauro Manni: storico redattore del ‘Quadrivio’ di Rovigo.

“Fischi di Merlo” di Matteo Bianchiultima modifica: 2011-05-08T16:19:00+02:00da zairo-ferrante
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