manifesto robotista

Qui di seguito rilancio il manifesto dell’artista neofuturista Roberto Guerra, tratto da “Asino Rosso”, con la convinzione viva che l’arte del 21° Secolo può rinascere solo se si è in grado di compiere quella sintesi, ormai irrinunciabile, tra classico ed anti-classico inteso come arte elettronica, video-arte o, in modo ancora più affascinante, come Robotismo.

Zairo Ferrante  

ROBOTISM! manifesto electro video art

Belen robot.jpg 

Robotism! arte elettronica anni 10 (Duemila!)


Are we not man? We are robots!


Da Nam June Paik a Belen! Irriverente, forse, ma forse è tempo di risolvere definitivamente certa maledizione che attraversa (salvo eccezioni, guarda caso proprio pop o postpop) la cosiddetta arte sperimentale, neotranspostavanguardia del secondo novecento ed inizio duemila, arte elettronica o video, ora anche Net.., inclusa.

Esordi sempre nella memoria (oggi elettronica letteralmente) delle avanguardie come rivoluzione culturale, dinamite sociale, cambiamento, rifiuto dell’elite, interfaccia e comunicazione con la gente, secondo le lezioni transparallele magari di Marinetti, Majakowskij, Gropius, Gramsci, McLuhan, De Kerckhove e…. Nam June Paik.

Poi,magari dopo certo audience, scatta il sortilegio manierista. Si diventa quasi neaoaccademici, neoscolastici, neoermetici, quasi neoesoterici, chiusi al Nuovo, al divenire della storia e della tecnologia; scatta, a qualsiasi età biologica, la sindrome di Benedetto Croce o qualche altro. Tra i critici, pur comunque creativo, Bonita Oliva (con la a) è caso lampante.

Ne’ si tratta di chissà quale purezza non stop! Le combinatorie soggettive sono variabili infinite, dal cosiddetto concettuale al pop minimalista, non importa la password, il problema è che persino gli artisti si dimenticano appunto l’account e al massimo proliferano stupendi cyberaffreschi geroglifici ….

Mentre la video art e l’elettronica più innovative, piaccia o meno, saltano fuori, non più – o almeno non solo- dai vari pur sperimentali e affascinanti festival, istituzionali o alternativi che siano, né da laboratori catacatombe in versione magari Gran Sasso (sia ben chiaro la ricerca scientifica pura in certi luoghi è pertinente ed è già anche Science-Art live!).

.. –La vediamo, invece, e amiamo in certo cinema (Avatar e non solo), in certo pop trash (Lady Gaga) nella pubblicità (Belen per i mondiali di calcio 2010!).

E neppure una News: l’avanguardia di massa era lo scopo di Marinetti e i futuristi, dei futuristi russi e anche Dada; poi della pop art di Warhol e dei graffitisti…writers, della musica pop, della musica elettronica techno, dopo Eno, Bowie , Kraftwerk. Devo. Della letteratura con la fantascienza, del cinema fin da Charlie Chaplin e Walt Disney (e fumetti e cartoons) e la peste…Pubblicità (o Pubblicittà?).

La ancor oggi malintesa pubblicità è nata come nuova arte di massa pura (folklore industriale); avantgarde ovviamente nel tempi postmoderni se non postumani de-ideologizzata finalmente: come il vino, sembra imbevibile ogni..presente, poi diventa d’annata! Lo stesso Nam June Paik non collaborò tranquillamente con Peter Gabriel dei Genesis? Tarantino stesso non adora Edwige Fenech? E Tinto Brass…Moana Pozzi? E Mishima alla fine non è oggi miniaturizzato in..Godzilla, Aikyra, Goldrake, i manga e gli Anime?

Purtroppo molta arte elettronica pare rifarsi ancora ai modelli della pittura, del romanzo, della filosofia…oppure di certa mistificazione criptica scambiata per chissà quale messaggio rivoluzionario occulto, riconoscibile solo da una casta di eletti. Boiate pazzesche disse molto tranquillamente Fantozzi su La Corazzata Potemkin….. e non aveva torto. Oggi di rivoluzionario ci son solo alcune scene (tipo la celebre carrozzella che cade dalla scalinata sacra…).

Dovrebbe esistere anche una archeologia dell’arte e del cinema ad esempio, per chiarire le cose, azzerando definitivamente il mito dell’eternità dell’arte (tranne eccezioni, ovvio), tabula rasa darwiniana mai applicata alla dimensione estetica (inclusa l’arte elettronica) intesa ancora in senso metafisico letterale…. Poi ci si lamenta se l’opera d’arte oggi non cambia più nulla (tranne eccezioni), se conferma la previsione di Marx qua un poco adattata: “La produzione di troppe cose inutili genera troppe opere d’arte inutili!”

La Religione dell’Arte Eterna dell’Uomo domina tutt’oggi, camuffata anche in molte navicelle cosiddette sperimentali (a magari lo sono anche….ma….).

Se l’arte elettronica, al contrario, nelle sue variabili zerouno (tutte le sfumature infinite quasi quantiche e frattali… che i matematici o gli informatici possono facilmente evidenziare) mira ad essere on non essere…anzi linkare e ricombinare, clonare quasi la dimensione, le n-dimensioni dell’arte con la a minuscola- a nana (cit. Saccoccio*) , dell’era postindustriale e postumana, è tempo di una sana eutanasia del mito dell’Uomo anche nell’arte.

Tale eutanasia… non ha nulla a che vedere magari con certo umanesimo scientifico sociologico o ecologico che anzi presuppone spesso proprio in tali scenari conoscitivi proprio la fine di qualsivoglia umanesimo fondamentalista di matrice appunto metafisica, teocratica o politica, dei quali ben si conoscono certi effetti collaterali….

Al contrario, proprio con una metafora il Nick Name magari di un Robot è linguaggio e artificio peculiare per l’artista (ma con la minuscola) in quanto scienziato del XXI secolo delle cose cosiddette umane e postumane nascenti per scoprire il futuro venuto alla luce, amarlo riprodurlo, ri-crearlo, trasformarlo e comunicarlo all’ Uomo Technologicus contemporaneo.

Male che vada… se gli umani non supereranno la crisi attuale non solo socioeconomica, ma filosofica-scientifica, non sostituiranno in breve i loro cervelletti da Homo ancora erectus con nuovi cervelli elettronici in senso simbolico degni finalmente dell’Homo Sapiens Sapiens, magari i pitecantropi che governano il pianeta con dei bei robot positronici con le 3 Leggi della robotica innestate nel loro midollo spinale artificiale, certamente, saremo ricordati dalla futura specie intelligente sulla Terra…. appunto i Robot o Specie simili, come i loro Omero a base carbonio!

In ogni caso la colonna sonora della Terra nel XXI secolo, elettronica, qualsiasi medium o sistema operativo umano si voglia usare, non deve forse essere ancora “scritta”?


“Dalla Bellissima Terra, Top Model del Sistema Solare, giugno 2010”


Roby Guerra poeta FUTURISTA/ROBOTISTA

manifesto robotistaultima modifica: 2010-06-25T20:42:29+02:00da zairo-ferrante
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